STORIA DI IERI di Diego AngelinoCOPPE EUROPEETOP

LIVERPOOL-ROMA. “Storia di ieri”, riflessioni del giorno dopo…

di Diego ANGELINO – Una Roma a due facce subisce una sconfitta pesante che la costringe, se vuole raggiungere la finale di Kiev, a un’altra rimonta che avrebbe del clamoroso.

È forte la sensazione di amarezza per essersi complicati la vita da soli (e aver subìto una rete viziata da un netto fuorigioco) dopo 25’ di ottima fattura, sugellati dalla traversa di Kolarov su indecisione di Karius.

Basta un intervento in ritardo di Juan Jesus su Firmino e la partita cambia: la Roma inizia a non vincere più un contrasto, a farsi intercettare i passaggi più semplici, a non pressare nel modo giusto difensori e centrocampisti avversari, sempre pronti al lancio alle spalle della linea difensiva giallorossa.

L’accusa al modulo della Roma per giustificare la sconfitta non mi convince: anch’io, come molti, non avrei giocato con la difesa a 3 (la panacea di tutti i mali per i detrattori di Di Francesco, ma solo quando si vince), ma per quasi mezz’ora abbiamo visto la squadra funzionare bene.

Quando però le lancette stanno per volgere al terzo di partita ecco che, come nella teoria del piano inclinato, tutto inizia ad andar male, con velocità crescente.

Entra Wijnaldum per l’infortunato Oxlade-Chamberlaine e sfoggia una prestazione sontuosa; concedi a Salah lo spazio per tirare in porta da dentro l’area col piede preferito; subisci la seconda rete a un soffio dall’intervallo; prendi il terzo goal irregolare; il quarto dando l’idea di aver staccato la spina; il quinto dopo aver regalato il calcio d’angolo sul pressing avversario.

Alla qualità dell’avversario – e al ritmo forsennato che tiene, in Italia uno sconosciuto – si somma una mollezza da parte tua che, quando mancano venti minuti al termine, pare averti condannato all’eliminazione; una mollezza che ti porta a non fare un fallo uno a Salah nei 74’ in cui l’egiziano resta in campo.

Poi, risistemata la squadra con i cambi e sfruttando un comprensibile rilassamento dell’avversario, ecco la Roma che tira fuori insperate energie, quando la mente sta correndo più alla tremenda Manchester che all’ultima Barcellona.

C’è l’Edin Džeko cecchino di questa stagione che segna alla prima occasione; c’è Perotti che modifica il suo modo di calciare i rigori e trasforma un penalty importante, certificando il suo buon impatto sulla gara.

Tra una settimana bisognerà ricercare l’impensabile e comunque rendere la vita difficile all’avversario. Magari con qualche messaggio d’amore in meno all’ex compagno oggi a Liverpool e qualche contrasto deciso in più.

 

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