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DI FRANCESCO “Voglio il terzo posto in campionato, il momento è delicato”

Il mister giallorosso Eusebio Di Francesco ha parlato di consueto nella conferenza stampa in vista della sfida di domenica sera contro il Milan. Queste le sue parole:

E’ iniziato un periodo tosto. E’ il periodo più delicato della stagione? 
I periodi sono sempre delicati, dipende dai punti di vista. Adesso le partite iniziano ad essere meno e il margine di errore inizia a ridursi, adesso il momento ella stagione diventa delicato. In campionato dobbiamo volere fortemente questo terzo posto, in Champions dobbiamo passare perché ne abbiamo ancora la possibilità. Certamente è un momento molto importante della stagione.

Gattuso ha dato una scossa al Milan, sia in termini di classifica che in termini tecnici. E’ sorpreso dal suo rendimento?
Il Milan ha un’ottima squadra ed un ottima rosa, Gattuso è riuscita a sfruttarla al meglio con il suo lavoro. Il Milan gioca un buon calcio, ha una buona organizzazione. Il 4-3-3 esalta le caratteristiche della rosa, Rino ha fatto un ottimo lavoro, gli faccio i complimenti.

Schick come sta andando in allenamento? Domani può giocare titolare? Dzeko è pronto?
I giocatori sono tutti pronti, anche perché ieri si sono allenati tutti con il gruppo, anche chi ha fatto 90 minuti con lo Shakhtar. Schick potrebbe giocare dall’inizio come tanti altri. Nella normale turnazione di squadra che ho sempre fatto, e non si parla di senatori e altro, ci potrà essere qualcuno che gioca e qualcuno no, come ho sempre fatto quando ci sono tre partite ravvicinate. Schick si è allenato con grande continuità e potrebbe essere uno di quelli che giocherà dall’inizio.

Che cosa vi siete detti a caldo con la squadra dopo la partita con lo Shakhtar?
Grazie della domanda, così avrò modo di chiarire tante cose uscite non vere. Io dopo la partita non parlo mai con la squadra, non ho parlato con i dirigenti, se non due chiacchiere a cena. Neanche il giorno dopo ho parlato con la squadra, perché volevo rivedere determinate cose ed esaminarle a freddo e non a caldo per non dire cose sbagliate. Ho riparlato con la squadra solo ieri. Ho dato alla squadra il messaggio che in Champions possiamo passare il turno e lo abbiamo dimostrato nei primi 50 minuti, ed in campionato dobbiamo ritrovare la forza e la continuità, cosa che ci ha contraddistinto nelle ultime partite. Non dico per 90 minuti, ma anche per 70, sarebbe il top per vincere le partite. Se c’è qualcosa di personale rimane sul personale.

Nainggolan ha avuto ultimamente un rendimento basso, nonostante l’avvicinamento alla porta con il 4-2-3-1. Che cosa ci dice?
Mi fate sorridere con questa domanda. Mi avete massacrato per farlo giocare trequartista e ora non siete contenti. Non è una questione di sistema di gioco, ma è lui deve ritrovare forza e determinazione, al di là del sistema di gioco. Sono quasi felice che questa cosa del modulo è stata smentita, anche se io sarei stato contento se avesse segnato 10 gol giocando in quel ruolo, perché mi sarebbe piaciuto darvi ragione perché io voglio il bene della Roma e voglio sempre il meglio. Al di là di Nainggolan, io alleno la Roma, l’importante non è il singolo, ma la squadra, e anche se un singolo può rendere meno l’importante è sempre l’obiettivo finale. Devo portare la Roma a fare delle prestazioni di squadra importanti. A proposito di Nainggolan, 4-3-3 o 4-2-3-1 non fa differenza, è l’aspetto mentale e l’atteggiamento che la fanno, e sono convinto che tornerà ad essere il Nainggolan che tutti conosciamo perché ne ha le potenzialità. Al di là dei gol, sono le prestazioni che mi interessano.

Che cosa manca alla Roma attuale per arrivare ai livelli di quella del 2001? 
Innanzitutto sono culture e tempi totalmente differenti. Il desiderio è di costruire insieme una mentalità. Questa passa attraverso tante cose: regole, progettazione, continuità, che è quello che intendevo dire poco tempo fa riguardo ad un discorso tecnico generale. Lì, al di là di giocatori come Batistuta che erano appena arrivati, si è costruito qualcosa perché era un gruppo che ha giocato insieme per diversi anni. C’era una coesione fondamentale, insieme ai vari tecnici che ci sono stati, ultimo Capello. Non si può però fare il paragone, sono mondi e generazioni diverse, che magari hanno meno voglia di andare a mangiare insieme ma condividono un gioco sulla Playstation o sul telefonino. Questo è del tutto relativo.

Per quello che conta il sistema di gioco, ci sarà il ritorno al 4-3-3? Magari vista la possibile assenza di De Rossi visto che ha giocato due partite…
Le caratteristiche dei giocatori sono alla base del sistema di gioco. Però devo dire che si potrebbe tornare al 4-3-3, ma lo avevo già detto. La forza della squadra deve essere quella di saper fare giocare in tutti e due i sistemi di gioco, magari anche cambiando in corsa. Nell’ultima gara, ad esempio, poteva essere l’ideale. Il problema è quello dell’interpretazione della gara. Nel primo tempo è stato interpretato bene, con il desiderio di essere aggressivi nel modo giusto e non in maniera esasperata, nella gestione della palla e nell’andare in verticale, cose che abbiamo fatto molto meno nel secondo tempo ed è quello che mi ha fatto arrabbiare, cercando di fare meno ciò che avevamo preparato. Può succedere, è’ un aspetto totalmente mentale e non fisico, pensando di portare a casa il risultato nonostante tutto. Io alleno in una determinata maniera: cerco sempre la continuità in queste cose e in questo dobbiamo crescere.

Schick o Defrel possono giocare con o al posto di Dzeko? 
Sia con che senza. Abbiamo provato già Schick con Dzeko e magari non abbiamo avuto risposte positive, come invece altre volte quando è entrato ha fatto molto bene. Voi spesso mi chiedete di Schick quando la squadra perde e non quando si vince perché nelle ultime tre partite non me lo ha chiesto nessuno. Lui è un giocatore forte e importante, così come lo è Edin Dzeko. Loro possono essere i centravanti di questa squadra, Defrel è un pochino più un jolly, può giocare anche dietro la punta o sull’esterno. E’ più facile che giochi uno tra Dzeko e Schick e non entrambi, in questa partita.

Pallotta ha parlato nuovamente delle radio romane tornando sul problema di comunicazione che ci sarebbe qui a Roma. Lei avverte questo problema? 
Non ho sentito queste dichiarazioni. Non ascolto le radio, è una mia scelta, nel bene e nel male non le ascolto, ma rispetto tutti. Non lo faccio perché nel mio lavoro ho bisogno di grandissimo equilibrio. Non posso dare risposte su cose che non conosco. L’argomento non lo conosco. Se magari mi riportate qualcosa lo commento, ma non so neanche di cosa parlano.

Dopo 8 mesi da allenatore ha capito meglio perché lei è il 14° a sedersi sulla panchina della Roma dal dopo Capello?
Allenare una grande squadra non è mai facile, si vive di alti e di bassi. Ero consapevole di trovare questo tipo di ambiente, queste gioie e queste difficoltà. Non mi piace il tirare somme e bilanci troppo prematuramente. Arriviamo a fine stagione per dare una risposta definitiva. E’ inutile nascondersi dietro qualcosa, se ci sono stati 14 allenatori qualcosa c’è stato. Vi assicuro che sono me stesso sempre, cerco di essere coerente con tutto il modo di fare. Sia fuori che all’interno dello spogliatoio. Continuerò ad esserlo, con pregi e difetti.

Nainggolan fisicamente sta bene? Florenzi come sta? 
Radja nell’ultimo periodo ha avuto qualche problemino ad un polpaccio, superato questo parlo di qualche numero. L’analisi dell’ultima gara dice che quella con lo Shakhtar è stata una delle migliori prestazioni di Nainggolan a livello fisico. Dal punto di vista fisico è in crescita, come lo è il resto della squadra.

Come si supera il problema della continuità?
Cercando di stimolarli costantemente al fatto di lavorare. Nel primo gol la liena difensivas è scappata benissimo per tutto il primo tempo. Nell’attimo in cui hai avuto meno attenzione ti hanno fatto subito male. Dobbiamo farne tesoro per il ritorno ed anche per il campionato. Il concetto è solo allenarlo.

Ha mandato El Shaarawy in tribuna, come mai? 
Ho preferito Cengiz che ha fatto gol, ho sbagliato anche lì… Più che il pedigree contano le condizioni psicofisiche dei calciatori. Stephan è uno di quelli che ci ha portato lì, ma era una scelta dovuta al fatto che non lo vedevo al top della condizione fisica e mentale. Avevo bisogno di due difensori viste le condizioni di Florenzi. Non l’ho fatto volentieri, ma ho dovuto fare una scelta. Ho parlato con Stephan, deve ritrovarsi, tornerà un giocatore importante. E’ una scelta che mi dispiace, l’ho fatta ed è tecnica. Inutile nascondersi.

 

 

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