ROMA-LAZIO. “Storia di Ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – Record di vittorie consecutive per la Lazio tra campionato e coppa, così come primato di punti in Serie A nelle prime dodici giornate: l’avversario della Roma si presentava al derby con queste statistiche importanti.
Bene: tolti i primi cinque minuti, necessari agli uomini di Di Francesco per prendere le giuste misure, la gara è stata un monologo romanista, manifestatosi in una conduzione pressoché totale del gioco sfociata, poi, nelle due reti che hanno aperto la ripresa.
La Roma, dotata di grande pazienza, ha potuto contare sugli strappi di un Nainggolan il quale, conscio di non essere al massimo, ha dato ancora di più di quanto, forse, le forze gli consentissero, dimostrando ancora una volta quanto sia determinante la testa nello sport.
Dicono sia solo colpa di Bastos (sulla questione dei raccattapalle sorvolo…) se la Lazio ha perso il derby: già, ma se una squadra pressa nel modo giusto, coordinata, rubando palla, ci sarà forse pure qualche merito di un avversario che ha dominato in lungo e largo la partita, non facendoti mai tirare in porta?
Bravissimo Perotti a crescere con i minuti, a segnare un rigore col pallone che pesava quintali, a pressare appunto Bastos arrivando a servire l’assist del 2-0 a Nainggolan, a far scorrere i secondi finali in zona bandierina, specialità che Totti ha garantito per anni facendo impazzire l’avversario.
In tema di argentini, straordinaria l’esperienza di Fazio nel far trascorrere svariati secondi in occasione di una punizione a ridosso del 90’ e a rimbrottare Immobile nel recupero, permettendo corresse una parte dell’extra-time monstre concesso da Rocchi.
Piacevolissimo che Kolarov entri nella storia di questo derby con il rigore guadagnato e con un’esultanza, senza ipocrisie, insieme ai suoi nuovi compagni; fondamentale il lavoro oscuro di Strootman, l’attenzione di De Rossi fatto salvo un pallone perso malamente nel finale, l’intelligenza tattica con cui è entrato Gerson, ormai del tutto inserito da Di Francesco nel contesto, la qualità delle giocate di Džeko.
Peccato solo per il goal subito – fortunatamente ininfluente ai fini del risultato – con l’ingenuità di Alisson (esco, non esco) che provoca la seconda ingenuità, quella di Manolas, che ci offre due certezze: il VAR all’Olimpico funziona e, prima o poi, lo scopriremo anche a nostro vantaggio; la Lazio, con questo ritmo, si prepara per il record mondiale di penalty a favore, visto che siamo a 7 in 12 partite.
Vincere il derby è sempre entusiasmante, forse di più quando si soffre, sebbene il risultato non rispecchi il reale andamento della gara. La vittoria non ridimensiona i sogni di quarto posto della Lazio, ma dà una grande spinta alla Roma di Di Francesco, allenatore in grado di portare i suoi a ridosso delle prime potendo a oggi contare, di fatto, sul solo Kolarov come rinforzo, con Totti, Salah e Rüdiger in meno rispetto a un anno fa.