ROMA-CHELSEA. “Storia di Ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – “L’allenatore ha cambiato il modo di aggredire le partite” dice De Rossi al termine di una serata perfetta, in cui la Roma si regala il primato del girone C.
Fa bene Daniele a sottolineare il lavoro del tecnico, artefice assoluto di tutto ciò che i giallorossi stanno ottenendo in questi mesi: per quanto riguarda le coppe, Di Francesco ha ridato dignità europea a una squadra che, nelle precedenti sei stagioni americane, aveva collezionato svariate figuracce, dall’eliminazione con i carneadi dello Slovan Bratislava ai quattro goal subiti dal Lione appena pochi mesi fa.
Di Francesco ha organizzato una Roma che sa sempre cosa fare, dove tutti sono messi a proprio agio e riescono a dare il meglio di sé: guardate El Shaarawy, che non solo segna due (ulteriori, dopo quello di sabato) splendidi goal, ma lo fa in modo essenziale, toccando il pallone solo la volta necessaria per piazzarlo alle spalle di Courtois.
Fazio gioca con la serenità di un fuoriclasse; Juan Jesus lotta e vince contro il suo unico limite, la disattenzione che ogni tanto lo attanaglia; Kolarov, tolta un’ingenuità che poteva portare al goal di Morata, domina la fascia tra colpi di tacco e tunnel di suola, mentre Florenzi, dall’altra parte, salta sulla testa di un gigante come Alonso e combatte contro un campione come Hazard.
De Rossi inizia con un paio di appoggi sbagliati, poi migliora di minuto in minuto disputando una grande partita; Nainggolan è ovunque e sfiora quel goal trovato da un Perotti che poteva fare addirittura doppietta, se avesse sfruttato anche l’assist di uno Džeko che si è portato dietro la difesa del Chelsea per tutta la partita. Gerson entra e contrasta come un incontrista consumato, Alisson “banalizza” le parate grazie al senso della posizione; manca solo un po’ Strootman, un gradino sotto gli altri come qualità della prestazione.
La Roma è forte nella testa e si nota dai dettagli: è un costante di positivi “vaffa” tra compagni, tutti desiderosi di fare il massimo per l’obiettivo; ben vengano, anche perché uno dei limiti storici dei giallorossi è quello di essere sempre troppo educati e teneri nel corso delle gare.
Il 22 novembre bisognerà “aggredire” di nuovo la partita a Madrid, non accontentandosi di pensare che “basta un punto per passare” oppure “basta battere il Qarabağ all’ultima”: conosciamo la nostra storia, non possiamo fare calcoli o sottovalutare nulla.
Prima di vivere di nuovo l’atmosfera della Champions, però, ci sono Fiorentina e Lazio (con l’immancabile sosta per le nazionali in mezzo): non c’è possibilità di errore per restare attaccati al treno delle prime, corroborare le proprie certezze e, magari, sottrarne qualcuna agli avversari.