TORINO-ROMA. “Storia di Ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – Una Roma pragmatica si va a prendere tre punti importantissimi sul terreno di un Torino che non solo quest’anno aveva perso in un’unica occasione ma che, comprendendo anche la scorsa stagione, tra le mura amiche aveva lasciato la posta piena agli avversari solo in tre circostanze: due alla Juventus e una al Napoli.
Arriva così l’undicesima vittoria consecutiva esterna che significa eguagliare il record dell’Inter 2006-2007: una statistica, come tutte quelle non abbinate a una vittoria finale, che vale il giusto ma dà comunque valore al lavoro di questa squadra.
Più del record mi piace che la porta sia rimasta ancora una volta inviolata, con Alisson che non si è praticamente mai dovuto sporcare i guanti. Il suo lavoro è stato agevolato dall’inconsistenza dell’attacco avversario, ulteriormente limitato dall’ottima prova di Juan Jesus – che ha letteralmente ‘bullizzato’ Sadiq – e dal buon esordio dal 1′ di Moreno il quale, tolto un errore commesso all’inizio sul numero 99 granata e recuperato dalla velocità di Jesus, ha mostrato serenità e personalità.
La Roma ha avuto molte occasioni potenziali ma ha quasi sempre sbagliato la scelta finale, che poteva rendere l’opportunità limpidissima. Esemplificativa in tal senso è la giocata sbagliata nella ripresa, con sufficienza, da El Shaarawy (già rimbrottato nel primo tempo da Nainggolan), che serve un pallone imperfetto a uno Strootman che si sarebbe trovato a tu per tu con Sirigu.
A quel punto sono arrivate le urla di Kolarov all’indirizzo del numero 92, scena che mi ha riportato con la mente a un vecchio Roma-Milan di Coppa Italia (2-0 per noi) con i senatori rossoneri, Baresi in testa, che gridano di tutto a Lentini, reo di aver sprecato con leggerezza un’occasione che poteva portare all’1-1. La testa, l’elemento più importante in un giocatore.
Kolarov perfetto, perciò, anche in questo: il serbo trasuda mentalità vincente, piazza le seconda punizione da tre punti, difende e fa una diagonale decisiva nei minuti finali mettendo una pezza al solito errore di Bruno Peres, inadeguato anche quando deve giocare qualche minuto per dar fiato allo stremato Florenzi.
Abbiamo visto sottotono Džeko, fiaccato da un virus intestinale che non gli ha comunque impedito di essere in campo per cercare di aiutare la squadra: considerati i recuperi di Schick e Defrel, forse è il momento giusto per fargli tirare leggermente il fiato in una delle prossime due gare che i giallorossi giocheranno all’Olimpico.
Con lavoro e umiltà, lasciando che si parli dell’Inter e della Lazio, la Roma prosegue nella sua crescita con l’auspicio di poter finalmente contare sul calciatore acquistato per sostituire Salah, non potendo che trarne giovamento nelle scelte offensive e nella qualità delle giocate a ridosso della porta avversaria.