ROMA-NAPOLI. Si può dare di più…
“SOTTOPASSAGGIO” di Paolo MARCACCI – Il Napoli che ci si aspettava; la Roma che era lecito supporre: questo il canovaccio iniziale di un match che dopo il risultato maturato a Torino si è caricato di significati – e motivazioni su entrambi i fronti – ulteriori, ammesso che ve ne fosse bisogno.
La consueta orchestra diretta da Sarri, ai cui solisti non bisogna lasciar campo nella trequarti e tra le linee, perché può bastare un rimpallo a innescare il paleggio stilnovista dei partenopei, come insegna l’episodio sfortunato con cui De Rossi involontariamente crea il corridoio per il vantaggio firmato da Insigne.
Comincia un’altra partita, magari con maggiore assistenza per Dzeko che, al solito, si incarica del duplice compito di cantare e portare la croce sul fronte offensivo.
Dopo il gol napoletano, a testimonianza di quanto i contenuti non siano poi smentiti dal dato numerico, torna un equilibrio che permette alla Roma di elaborare il momentaneo lutto. Ci piacerebbe vedere meno cross prevedibili verso i corazzieri del pacchetto centrale azzurro e più ingressi palla al piede in area. Certo, il Napoli ha qualità da vendere e attacca in virtù dell’accresciuta autostima.
Servirebbe anche anche una spinta maggiore dagli spalti, Curva Sud a parte, indipendentemente dalle presenze.
Ammonito Jorginho al minuto 42, cartellino sacrosanto di Rocchi per fallo su Florenzi; in precedenza il direttore di gara aveva discusso animatamente con Dzeko, reo di aver reso pan per focaccia dopo una serie di “carezze” subite dalle parti di Ghoulam e compagni.
Al riposo col Napoli in vantaggio e con la prospettiva, auspicabile, che Di Francesco cambi qualcosa, se non negli uomini, nei contenuti a livello di fase offensiva.
È lecito aspettarsi una ripresa con qualche tocco in meno e qualche accelerazione in più; sempre tenendo conto di quanto scorbutico sia il “cliente” stasera.
Quanta Roma abbiamo visto nel primo tempo e quanta ne occorre per cambiare il senso alla gara? Al secondo tempo la sentenza definitiva.
Quando le squadre tornano in campo le maglie giallorosse vengono accolte da un applauso che non è scrosciante ma è convinto, segno della percezione che la partita si è complicata ma non è sfuggita di mano. È da questa convinzione che devono ripartire De Rossi e compagni, attaccando sotto la Sud.
Sinistro alto di Dzeko al minuto 50, sperando sia il segno di una maggiore essenzialità e di quel quid di cattiveria che ora occorre.
Prova anche Kolarov dalla distanza, mentre Reina comincia a ritardare i rinvii già prima dell’ora di gioco.
Finisce al minuto 57 la partita di Manolas, che esce toccandosi l’inguine. Tocca all’intercontinentale Fazio, sperando abbia smaltito il fuso orario. Nel frattempo, Alisson blocca un destro di Insigne. Il Napoli comincia a cercare il colpo del ko, autorizzato dagli spiragli che la Roma concede.
La squadra giallorossa dovrebbe costruire di più e in maniera diversa. Perché non Gonalons, nell’ultima mezz’ora?
Dzeko continua a essere solo tra le maglie del Napoli.
E arriva, puntuale, l’ennesimo palo: Fazio di testa stavolta. Zielinski per Hamšik nel Napoli, Ünder per Florenzi nella Roma. Poi Diawara per Jorginho, mentre alza i giri la Roma e comincia a trovare il tempo giusto per l’incursione in area.
Gerson per Pellegrini al minuto 79. Giallo per Fazio, immeritato, su Mertens.
Rog per Callejón, nello spezzettamento generale del gioco.
Nel frattempo, solita tammurriata dei cronisti partenopei in tribuna stampa.
Rimpalli dalle parti di Reina e nulla più, quando vengono decretati i 5′ di recupero. Occasione per Ünder di sinistro, al volo, addosso a Reina.
Finisce così.