CHELSEA-ROMA. “Storia di Ieri”, riflessioni del giorno dopo…
di Diego ANGELINO – “Quando giochi così, queste partite devi portarle a casa”. Le parole di Di Francesco descrivono perfettamente il mio stato d’animo al termine di una partita entusiasmante, in cui la Roma poteva conquistare tutta la posta in palio.
Si dice che il Chelsea – quello che ha sì perso sabato con l’ultima in classifica ma che poco più di un paio di settimane fa è andato a vincere in casa dell’Atletico Madrid – non fosse al massimo: perché, la Roma lo era?
Senza Karsdorp, Manolas, Schick, Defrel, con Strootman appena recuperato, con De Rossi e Pellegrini in panchina per turnover e anche per una condizione non ottimale, con El Shaarawy che aveva due allenamenti nelle gambe, con Bruno Peres, come spesso capita, arma principale degli avversari, con Gerson titolare come esterno offensivo.
Già, Gerson: avevamo ancora negli occhi la mossa scellerata proposta da Spalletti allo Juventus Stadium nello scorso dicembre quindi, letta la formazione, qualche apprensione c’era. Ma quello che va in campo in questa stagione, seppur ancora in fase di crescita, è lontano parente del giovane spaurito proposto col contagocce dal precedente allenatore.
Non voleva rivedere l’approccio timoroso avuto col Napoli Di Francesco e la Roma l’ha accontentato, con quel pressing alto che l’ha portata a gestire il gioco, concedendosi al contropiede dei Blues quasi esclusivamente per gravi errori dei singoli.
Bene Gonalons in regia, forse solo in ritardo sul movimento di David Luiz in occasione del primo goal, ma vai a pensare che il rinvio corto di Juan Jesus si sarebbe trasformato in un assist preciso per essere sfruttato; molto bene Perotti per continuità d’iniziativa, cui non manca la capacità di vedere la porta quanto proprio quella realizzativa; bene ma non benissimo Nainggolan e Strootman, con l’olandese in crescita nella ripresa dopo un primo tempo sottotono.
Se su determinati errori dei singoli Di Francesco può forse fare poco, può di più sulla gestione di certe situazioni, vedi terzo goal subìto, dove un’incomprensione tra Juan Jesus e Fazio viene pagata dalla Roma col massimo della pena.
Eccoci a Dzeko, che bagna le sue 100 gare con la Roma con una prestazione totale e una splendida doppietta. Il primo goal lo inizia a realizzare con il movimento che indica a Fazio dove mettere il pallone, poi si coordina in modo sensazionale spaccando la porta, mentre sul secondo sfrutta al meglio il cross di Kolarov, che credo sia ancora ora a Stamford Bridge a fare sovrapposizioni sulla fascia.
Il numero 11 giallorosso mi offre lo spunto per un’ultima riflessione: il goal che fa ieri è l’ennesima dimostrazione, oltre che della qualità del giocatore, della personalità che serve in certe partite, mentre purtroppo da queste parti sono passati dirigenti, ora di stanza ad Appiano Gentile, che raccontavano non vi fosse differenza tra un calciatore giovane e uno esperto e che contasse solo la qualità del singolo.
Che questo pareggio rappresenti un punto d’inizio per la consapevolezza definitiva di questa squadra: già Torino ci dirà in che modo sapremo sfruttare la grande prova di ieri sera.