#AnnoZERO. A noi basta poco, come un tempo…

Si dibatte, ci si interroga, ci si appella alla sociologia…Però in genere a farlo sono quelli che allo stadio non vanno o, se ci vanno, si accomodano in tribuna d’onore col gentile omaggio.

A ogni partita di cartello o big match che dir si voglia, si rinnova la tiritera: cos’è che ci ha allontanato dall’Olimpico? Perché si preferisce restare a casa e via interrogandosi, con le fette di prosciutto sempre più spesse a foderare gli occhi di chi non sa, perché magari non ha mai avuto il problema di sapere, quanto possa gravare nel bilancio di una famiglia una serata di Champions in tribuna; quanto sia faticoso parcheggiare, aspettare l’apertura dei cancelli, sottostare a tutta una serie di restrizioni che, in particolare nella nostra città, hanno anche privato l’avvenimento, quale che sia l’avversario di turno, di quel quid di folclore che una volta valeva, da solo, il prezzo del biglietto e che ancora lo varrebbe, se una curva potesse comportarsi da curva, nell’accezione più calda e entusiastica del termine.

Più salati del prosciutto di cui sopra, dunque, i prezzi di certi tagliandi, col risultato che poi uno magari sceglie il Chelsea e trascura Atletico Madrid e Napoli; senza contare tutti i passaggi burocratici per acquisirlo, l’esoso tagliando. La visuale che (non) si gode dalla maggior parte dei settori dell’Olimpico non la chiamiamo in causa, perché è sempre la stessa e allo stadio ci siamo sempre andati, fino a poco tempo fa, quindi è un falso problema.

Ben vengano le recentissime aperture a una riduzione dei prezzi, a una politica di ri-fidelizzazione dei romanisti nei confronti della Roma, ideale comune al quale ogni tifoso vorrebbe stare il più vicino possibile, potendo. Potendo. E magari aiutateci pure a parcheggiare un po’ meno lontano, se non addirittura più vicino. A noi basta poco, come un tempo.

Però risparmiateci i dibattiti, ridateci gli spalti.