Champions: niente gol tra Roma e Atletico Madrid. Miracoli di Manolas e (tanti!) di Alisson. Curva Sud come ai bei tempi
Sarà una battaglia vera vera: Eusebio Di Francesco l’aveva detto alla vigilia che questo tanto atteso esordio in Champions League era una sorta di esame di maturità per la sua Roma, dopo le contraddittorie esibizioni in campionato: non entusiasmante ma vincente a Bergamo, decisamente vitale ma fin troppo sfortunata (e perdente) contro l’Inter. L’Atletico Madrid era qualcosa in più e di più, un ostacolo assai più alto e pericoloso rispetto a quello doppiamente neroazzurro del campionato di casa nostra. Parole decise e chiare nel pre-partita, come le scelte di formazione: Bruno Peres inizialmente preferito a Florenzi, poi i dieci/undicesimi già visti, con Juan Jesus di nuovo accanto a Manolas e Fazio in panchina. E già vista anche la cornice dello stadio Olimpico, certo non deserto come nella passata stagione ma nemmeno all’altezza del torneo più importante che una squadra possa disputare. Ci pensa la Curva Sud a rimediare…
La battaglia nel primo tempo non c’è, ma è partita vera vera, con occasioni, tensione, gioco di profilo medio-alto. La Roma fa la sua parte e va all’intervallo tra rimpianti e paure. Il rimpianto è legato alle occasioni di Nainggolan (rasoterra potentissimo e insidioso col portiere polacco dell’Atletico affannosamente impegnato a ribattere) e Defrel (sempre un minimo vicino alla prodezza) mentre la paura è quella vissuta poco dopo la mezzora, quando Manolas ha compiuto un miracolo nel ribattere sulla linea di porta il tiro ormai vincente di Koke.
Ma c’è molto altro ancora, a cominciare dal fallo di mano solare commesso da savic sotto gli occhi dell’arbitro serbo, Mazic. Ma, si sa, la Roma non gode di santi in paradiso in quanto a direzioni arbitrali e si ripete la scena del campionato contro l’Inter, stessa area e stesso protagonista (Perotti). Ma, Var o non Var, non va…
La Curva Sud canta come non la si sentiva da mesi, forse anni e il supporto è commovente, aiuta davvero la squadra che al di là di qualche sbavatura (l’Atletico aveva sfiorato il gol già dopo 3 minuti, con Saul) lotta e combatte, mostrando forse un pizzico di lucidità in più rispetto ai test del campionato. Comunque, emozioni sì, ma niente gol.
L’altra faccia della medaglia offre sgradevoli sorprese: la Roma sembra restare negli spogliatoi e l’Atletico domina sfiorando più volte il gol. E’ bravo, anzi bravissimo Alisson che prima sventa un colpo a botta sicura di Vietto per ripetersi qualche minuto dopo su Correa, appena subentrato proprio a Vietto. La squadra giallorossa è incredibilmente groggy, come se avesse subito qualche colpo basso proprio negli spogliatoi. Simeone ci crede e dopo Correa manda in campo anche Carrasco, mette cioè un’altra freccia nel suo arco d’attacco. Di Francesco si spaventa, anche troppo, vede la barca che vacilla e pensa sia opportuno puntellare la traballante retroguardia mandando in campo Fazio al posto di Defrel, che si è dannato l’anima per oltre un’ora, rimediando assai poco per quanto speso. Perfino la Curva Sud ‘sente’ la pressione spagnola e i canti perdono sostanza…
La Roma sembra non stare in piedi, o quantomeno non riuscire a fronteggiare una squadra comunque di alto profilo tecnico. L’impressione è quella di una squadra stanca, come se nel fine settimana fosse andata in campo e l’Atletico avesse riposato. Come si sa, è stato il contrario ma i presunti effetti benefici non si vedono e il fatto che il pallone stazioni costantemente negli ultimi venti metri della metacampo romanista fotografa la situazione di assoluto disagio. Un contatto sospetto di Godin su Perotti ridà vita alle speranze, quando alla fine manca ancora un quarto d’ora. Ma è solo un lampo, un tenue bagliore con piccoli-grandi errori che riprendono rianimando l’ansia. Tocca a Lorenzo Pellegrini, che prende il posto di Nainggolan, in serata da gladiatore.
Il finale è da fiato sospeso: Alisson ne fa un’altra delle sue e sventa con un volo il destro maligno di Correa; l’arbitro Mazic non vede la spinta di Juanfran a Kolarov, manco a dirla in area di rigore. L’Atletico torna avanti, Di francesco richiama anche Dzeko (stremato dalle tante rincorse, spesso solo dispendiose) per spedire nella bagarre El Shaarawy.
Finita? Macché. Alisson ricorderà a lunga questa serata, in particolare qul che accade al primo dei tre minuti di recupero: compie la paratona su colpo di testa ravvicinato di Saul; il brasiliano rimane a terra ma lo spagnolo, con la porta spalanca, sparacchia sul palo. Incredibile, ma è 0-0.