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QARABAG-ROMA. Alla fiera dell’est/ Per tre punti/ Un po’ troppo la Roma rischiò…

Parafrasiamo Branduardi per dare un tocco di classe al sospiro di sollievo che non avevamo previsto di dover tirare: le uniche incognite le supponevamo a proposito della distanza, dell’ambiente inteso come pubblico e come fattori meteorologici, non certo dei rischi corsi durante il primo tempo, a maggior ragione dopo la sciolina del doppio vantaggio, che poteva diventare perlomeno triplo già prima dello scoccare della mezz’ora.
Il Qarabag veste in uno stile quasi ancora sovietico ed esibisce un agonismo che può ricordare le squadre che d’oltrecortina che qualche decennio fa si incontravano nelle vecchie coppe europee.
Con l’errore di Gonalons che favorisce Ndlovu e il conseguente gol di Pedro Henrique, comincia un’altra partita, piena di varianti e di occasioni da rete distribuite alla vecchia maniera socialista: se la Roma, soprattutto con Defrel, sfiora il terzo in almeno due occasioni, qualche significativo varco si apre pure per i padroni di casa, ancora per qualche trama di gioco sincopata dalle parti del (quasi) regista francese. A che ritmi viaggia la Roma e a quali fa viaggiare il pallone? Spunti di riflessione con doppio fuso orario. Gli azeri picchiano meritandosi cartellini, i giallorossi devono reinventare la partita dopo il palesarsi della non prevista soglia di difficoltà.
Prima che scocchi l’ora di gioco, Defrel deve abbandonare e tocca a Florenzi innestare da quel lato un dinamismo di qualità.
Non che la Roma non si sacrifichi, perché anzi si vede in più di una occasione El Shaarawy rincorrere e tamponare senza battere ciglio; il fatto è che si era partiti col canovaccio più prevedibile e poi la trama si è almeno parzialmente stravolta.
Continua a sbagliare, favorendo ripartenze altrui, Gonalons il quale, col sovrappiù di un cartellino giallo, viene richiamato da Di Francesco per far posto a De Rossi e alla sua tutela del pallone. Anche perché si spezzetta il gioco, sotto la pioggia gelida; si rilancia spesso per scavalcare la linea mediana, si cercano i cursori sull’una e l’altra fascia. Complessivamente il ritmo va scemando e l’uno a due appare spesso precario come certi equilibri della Guerra fredda che fu. A restare freddo, quindi lucido, è certamente Kolarov, che sa anche cosa dire ai compagni per gestire i nervi, come nell’occasione in cui Nainggolan perde le staffe. Fuori Henrique per Elyounoussi nel Qarabag; De Rossi comincia a far da chioccia al pallone, dilatando anche il tempo del possesso pur di gestire i minuti aspettando l’occasione per arrotondare il bottino, cosa che nell’ottica del girone servirebbe come il pane. Guerrier per Madatov, Strootman per Pellegrini. Non si finisce però di regalar palla al Qarabag, ci si mette pure Alisson con i rilanci.
Alla fine, con fatiche e patemi certamente non previsti, la Rona porta a casa quanto dovuto, mantenendosi viva e vegeta nel girone, continuando a cesellare la propria fisionomia e la propria identità tanti chilometri a est di casa sua. Va poi detto che “questa è la Champions, bellezza” e di conseguenza non esistono “materassi”, perché Verona e Benevento, col dovuto rispetto, si possono trovare nella nostra dilatata Serie A. Il Qarabag resta peraltro vivo fino all’ultimo, Alisson ha dovuto rimandare la presuntaserata turistica.
Ora si deve badare a tornare a occidente col minor carico di tossine possibile, guardando avanti dopo un’altra serata comunque utile.
Prossima fermata, San Siro.

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